La sua penna, intrisa di colori silvani dal profumo intenso di lentischio, delinea un ponte tra passato e futuro, raccontando la storia di Virginia, una giovane trentenne emancipata che vive ormai in città e che, dopo la morte della madre, ritorna nel paese dei nonni, dimora d’infanzia della madre e luogo in cui aleggiano ancora strascichi di ricordi del proprio passato. Intenta a ritirare l’eredità lasciatagli, la giovane verrà in possesso di una cassa antica che custodisce numerosi indizi sul segreto di famiglia, di cui lei ne aveva sempre ignorato l’esistenza. All'insaputa di tutti, ripercorre le tracce lasciategli dalla madre.
Un viaggio metaforico questo, di cui l’autrice si avvale per poterci guidare fino alle viscere della terra, nel grembo della grande madre, verso la nostra identità più profonda di donna Jana, Bruxia, guaritrice e custode. Un libro davvero coinvolgente, da leggere tutto d’un fiato, scorrevole, lento e delicato proprio come il tintinnio cadenzato dei campanacci di greggi al pascolo, in lontananza, in una splendida giornata assolata di inizio estate.
Jana Sylvié