Un libro che è riuscito a riaccendere in me una certa combattività sopita e che mi ha trasmesso sentimenti contrastanti molto intensi, piacevoli e spiacevoli. Avrei più volte voluto prendere a schiaffi la protagonista, lo ammetto, ma solo per poi scoprire che io non volevo creare una forte empatia con chi aveva una concezione della vita e dell'amore ben lontana dalla mia. Poi è successo.
Mi sono calata nel suo mondo, un attimo prima che lei arrivasse nel mio di mondo e riuscisse finalmente a guardarlo proprio come io lo vedo. Mi sono rincuorata all'ultimo capito. Lei ha sollevato finalmente la sua autostima e io ho deposto le mie armi e il mio giudizio.
Un libro che sinceramente mi ha sconvolto e ha acceso in me molti punti di riflessione, sulla natura umana e soprattutto sul mondo femminile.
Consigliarlo? non saprei. Un libro che ancora sto cercando di assimilare.
Cosa mi è piaciuto? La descrizione di New York e del mondo dei libri, la sua amicizia con chi ha fatto parte, anche per poco, della piccola libreria in cui la protagonista lavorava.
Cosa ho trovato snervante? Il suo patetico modo di amare, la sua svilente sindrome di crocerossina, l'abilità della scrittrice a far emergere le fragilità femminili e il senso di impotenza.
Un libro che, a pensarci bene, mi ha dato tanto soprattutto perché ho concluso la sua lettura proprio nel giorno dedicato alla donna. Un caso? Io non ho mai creduto al caso...
Jana Sylvié