Sono stata da una persona che ha messo in vendita la casa di famiglia, un vecchio cottage indipendente circondato da un grande giardino abbandonato a se stesso. Il tipo che mi ha contattata dava via le sue cose perché doveva partire in Canada, dove si sarebbe trasferito per lavoro.
Appena varcata la grande living room, sono stata avvolta da una grande energia positiva, oltre che dall'odore di vecchio e dalla sensazione di essere arrivata in una vera e propria isola del tesoro. Circondata da numerosi scaffali, pieni di vecchi libri, ho cominciato a spulciare con fare spontaneo nascondendo la grande eccitazione e l'emozione che mi stava invadendo. Dentro di me stavo impazzendo. Mio marito mi ha accompagnata, ormai sempre più coinvolto dalla mia passione vintage che è ormai diventato il mio lavoro. Quindi mi aiuta spesso in queste escursioni.
Mentre raccattavo le cose più utili e facilmente piazzabili, rinunciando a molte cose troppo ingombranti o meno interessanti, ascoltavo le loro voci che dialogavano in inglese, lingua a me purtroppo ancora poco familiare. Ogni tanto intervenivo, complimentandomi con il proprietario per le cose interessanti che c'erano. E più stavo li, più avevo la sensazione che questa persona avesse una particolare luce che lo avvolgeva. A vederlo esteriormente sembrava uno straccione, ma si capiva che era una persona che dava poco valore ai soldi, che non aveva un attaccamento alle cose e che aveva un cuore grande. Durante la conversazione si è come instaurato un particolare feeling e dopo un po', dalla cantina, ci ha portato un vecchio libro di fiabe, di H.C. Andersen, dicendoci che era una delle poche cose a cui era legato e che non riusciva a dare via. Gli ho detto che amavo particolarmente Andersen e che capivo il suo sentimento. Ci ha raccontato che quel libro gli fu regalato dai genitori e che aveva accompagnato tutta la sua infanzia. Era oltretutto un caro ricordo di suo padre, morto ormai da anni, dopo una vacanza fatta in italia, proprio nell'isola di Sardegna. Io e mio marito, incrociando prima lo sguardo con fare sorpreso, lo abbiamo informato delle nostre origini sarde. Lui, commosso e con gli occhi lucidi, ci ha voluto raccontare tutta la storia.
Il padre era stato morso da una murena ed erano dovuti rientrare dalla vacanza prima del previsto. Dopo quel giorno è stato molto male e infine non ce l'ha fatta ed è morto. Un ricordo straziante legato a una terra che hanno comunque amato. Dopo aver raccontato la sua storia lui mi guarda e mi dice che non potrà portare con sé tante cose dove sta andando e che deve imparare a staccarsi dalle cose e dai ricordi per andare avanti "è giunto quel momento" dice, aggiungendo che ora ha trovato la persona giusta che potrà custodire il suo libro. Mi guarda, con uno sguardo profondo e pieno di luce, che non dimenticherò mai, dicendomi che quel libro è per me. Io ero in estasi e profondamente commossa. L'ho preso timidamente dicendogli che lo avrei tenuto come un tesoro prezioso. E gli ho chiesto di scrivermi un pensiero come dedica, per ricordo. Lo ha fatto, con grande gioia.
Aprendo il libro il mio sguardo è caduto nella data di edizione: 1961 in lingua originale, pubblicato a Odense, città natale di Andersen.
Rientrando, il mio pensiero è stato di gratitudine. Credo che questo mestiere mi farà incontrare tanta gente particolare e interessante, ognuna con la sua storia, ognuna con il proprio passato. Sono rientrata a casa con un bagaglio che va oltre tutti gli oggetti recuperati. Nel sistemare la macchina da scrivere, i barattoli in latta e i libri dalle copertine avvizzite, la mia mente ha vagato per tutto il tempo, il mio desiderio di imparare l'inglese cresce sempre più, per poter conoscere le persona e le loro storie, ma ora sono anche consapevole che gli incontri speciali, quelli tra anime, avvengono con dialoghi da cuore a cuore, in un linguaggio che è universale e che va oltre ogni barriera linguistica.
Un grazie a H. per il suo grande cuore.
Jana Sylvié