Ebbene si, Halloween è una festa anglosassone, per la precisione una vera e propria reminiscenza di feste pagane, legate alla cultura Celtica. I Celti, infatti, usavano dividere in due parti l'anno, ossia il periodo di luce e il periodo di buio. I festeggiamenti della fine dell'estate erano legati al ritmo dei lavori nei campi e dei pascoli, quando il bestiame rientrava dalle transumanze e lo si rinchiudeva nuovamente al caldo, per superare i rigidi inverni. In questo periodo si accendevano falò e si danzava per esorcizzare l'arrivo del periodo buio.
Questa festa di fine estate era chiamata, nell'antica lingua Gaelica, Samhain, festa di fine anno. Nel cerchio del tempo, impiegato dai celti, Samhain si trovava in una dimensione temporale tra il vecchio anno e il nuovo, ossia tra luce e buio, un velo dimensionale che assottigliava la distanza tra la terra dei morti e quella dei vivi. In questa notte i vivi potevano accedere alla terra di mezzo. Non temendo i propri morti, i Celti erano soliti lasciare del cibo sulla tavola in segno di accoglienza.
Da questa antica tradizione nasce la consuetudine del trick-or-treat ossia “dolcetto o scherzetto". La cultura Celtica inoltre, credeva nelle fate e nei folletti, creature magiche considerate spesso anche un po’ pericolose, se ostacolate, poiché capaci di risentimento. Secondo le leggende popolari, nella notte di Samhain, questi esseri erano soliti fare scherzi agli uomini. Si ricollegherebbe a questo fatto, probabilmente, l'usanza odierna per cui i bambini, travestiti da streghe, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono minaccioso: "Dolcetto o scherzetto?". Tradizione vuole inoltre che, per allontanare la sfortuna, si debba bussare a 13 porte diverse.
In Italia, precisamente in Sardegna, si festeggiava da sempre "Il bene delle anime" chiamata in dialetto “is animeddas” o “su mortu mortu”. I rituali venivano svolti tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre con tradizioni del tutto simili a quelle anglosassoni, con zucche intagliate e bambini che bussano di casa in casa chiedendo doni. Anticamente venivano elargiti dolci preparati in casa, come il caratteristico “ossu de mottu” (osso di morto), a cui venivano aggiunti poi altre offerte come le melagrane, le castagne e la frutta secca. Un altra analogia era quella sul taglio delle zucche, simili a facce e dall'espressione terrificante, che venivano utilizzate per far spaventare i bimbi più piccoli. Tradizioni perse nel tempo e identità comuni spesso ignorate. E quella che oggi consideriamo festa americana, importata con prepotenza, in verità racconta di profonde affinità tra popoli e nazioni. Un pezzo importante della nostra storia e delle nostre più antiche radici.
Jana Sylvié