Jana Sylvié
Ho finito di leggere "Una piccola libreria a Parigi", di Nina George. Sono stata ospite della libreria galleggiante, la piccola farmacia come la chiama Monsieur Perdu. Ho percorso i canali che da Parigi portano in Provenza, assaporando storie, paure, vittorie, piccole conquiste. Mi sono innamorata, ho pianto e riso. E ho sentito i profumi, dei vigneti e della lavanda, mentre imparavo a non arrendermi assieme al protagonista, a credere che sia sempre possibile poter ricominciare e che l'amore, ah l'amore!... ha mille modi di manifestarsi. Grazie Jean Perdu, per tutte le tue emozioni che sono diventate le mie.
Jana Sylvié Oggi voglio condividere con voi una bellissima esperienza che mi è successa tempo fa.
Sono stata da una persona che ha messo in vendita la casa di famiglia, un vecchio cottage indipendente circondato da un grande giardino abbandonato a se stesso. Il tipo che mi ha contattata dava via le sue cose perché doveva partire in Canada, dove si sarebbe trasferito per lavoro. Appena varcata la grande living room, sono stata avvolta da una grande energia positiva, oltre che dall'odore di vecchio e dalla sensazione di essere arrivata in una vera e propria isola del tesoro. Circondata da numerosi scaffali, pieni di vecchi libri, ho cominciato a spulciare con fare spontaneo nascondendo la grande eccitazione e l'emozione che mi stava invadendo. Dentro di me stavo impazzendo. Mio marito mi ha accompagnata, ormai sempre più coinvolto dalla mia passione vintage che è ormai diventato il mio lavoro. Quindi mi aiuta spesso in queste escursioni. Mentre raccattavo le cose più utili e facilmente piazzabili, rinunciando a molte cose troppo ingombranti o meno interessanti, ascoltavo le loro voci che dialogavano in inglese, lingua a me purtroppo ancora poco familiare. Ogni tanto intervenivo, complimentandomi con il proprietario per le cose interessanti che c'erano. E più stavo li, più avevo la sensazione che questa persona avesse una particolare luce che lo avvolgeva. A vederlo esteriormente sembrava uno straccione, ma si capiva che era una persona che dava poco valore ai soldi, che non aveva un attaccamento alle cose e che aveva un cuore grande. Durante la conversazione si è come instaurato un particolare feeling e dopo un po', dalla cantina, ci ha portato un vecchio libro di fiabe, di H.C. Andersen, dicendoci che era una delle poche cose a cui era legato e che non riusciva a dare via. Gli ho detto che amavo particolarmente Andersen e che capivo il suo sentimento. Ci ha raccontato che quel libro gli fu regalato dai genitori e che aveva accompagnato tutta la sua infanzia. Era oltretutto un caro ricordo di suo padre, morto ormai da anni, dopo una vacanza fatta in italia, proprio nell'isola di Sardegna. Io e mio marito, incrociando prima lo sguardo con fare sorpreso, lo abbiamo informato delle nostre origini sarde. Lui, commosso e con gli occhi lucidi, ci ha voluto raccontare tutta la storia. Il padre era stato morso da una murena ed erano dovuti rientrare dalla vacanza prima del previsto. Dopo quel giorno è stato molto male e infine non ce l'ha fatta ed è morto. Un ricordo straziante legato a una terra che hanno comunque amato. Dopo aver raccontato la sua storia lui mi guarda e mi dice che non potrà portare con sé tante cose dove sta andando e che deve imparare a staccarsi dalle cose e dai ricordi per andare avanti "è giunto quel momento" dice, aggiungendo che ora ha trovato la persona giusta che potrà custodire il suo libro. Mi guarda, con uno sguardo profondo e pieno di luce, che non dimenticherò mai, dicendomi che quel libro è per me. Io ero in estasi e profondamente commossa. L'ho preso timidamente dicendogli che lo avrei tenuto come un tesoro prezioso. E gli ho chiesto di scrivermi un pensiero come dedica, per ricordo. Lo ha fatto, con grande gioia. Aprendo il libro il mio sguardo è caduto nella data di edizione: 1961 in lingua originale, pubblicato a Odense, città natale di Andersen. Rientrando, il mio pensiero è stato di gratitudine. Credo che questo mestiere mi farà incontrare tanta gente particolare e interessante, ognuna con la sua storia, ognuna con il proprio passato. Sono rientrata a casa con un bagaglio che va oltre tutti gli oggetti recuperati. Nel sistemare la macchina da scrivere, i barattoli in latta e i libri dalle copertine avvizzite, la mia mente ha vagato per tutto il tempo, il mio desiderio di imparare l'inglese cresce sempre più, per poter conoscere le persona e le loro storie, ma ora sono anche consapevole che gli incontri speciali, quelli tra anime, avvengono con dialoghi da cuore a cuore, in un linguaggio che è universale e che va oltre ogni barriera linguistica. Un grazie a H. per il suo grande cuore. Jana Sylvié Ho letto tempo fa "lo strano caso dell'apprendista libraia" di Deborah Meyler. Che dire?
Un libro che è riuscito a riaccendere in me una certa combattività sopita e che mi ha trasmesso sentimenti contrastanti molto intensi, piacevoli e spiacevoli. Avrei più volte voluto prendere a schiaffi la protagonista, lo ammetto, ma solo per poi scoprire che io non volevo creare una forte empatia con chi aveva una concezione della vita e dell'amore ben lontana dalla mia. Poi è successo. Mi sono calata nel suo mondo, un attimo prima che lei arrivasse nel mio di mondo e riuscisse finalmente a guardarlo proprio come io lo vedo. Mi sono rincuorata all'ultimo capito. Lei ha sollevato finalmente la sua autostima e io ho deposto le mie armi e il mio giudizio. Un libro che sinceramente mi ha sconvolto e ha acceso in me molti punti di riflessione, sulla natura umana e soprattutto sul mondo femminile. Consigliarlo? non saprei. Un libro che ancora sto cercando di assimilare. Cosa mi è piaciuto? La descrizione di New York e del mondo dei libri, la sua amicizia con chi ha fatto parte, anche per poco, della piccola libreria in cui la protagonista lavorava. Cosa ho trovato snervante? Il suo patetico modo di amare, la sua svilente sindrome di crocerossina, l'abilità della scrittrice a far emergere le fragilità femminili e il senso di impotenza. Un libro che, a pensarci bene, mi ha dato tanto soprattutto perché ho concluso la sua lettura proprio nel giorno dedicato alla donna. Un caso? Io non ho mai creduto al caso... Jana Sylvié Per chi come me ama i romanzi che ti prendono per mano e ti fanno sognare...
Ho appena finito di leggere un bellissimo romanzo, ambientato a Parigi. Romantico, avvincente, intenso dalla prima fino all'ultima pagina. Lei cuoca e proprietaria di un ristorante, dopo essere stata lasciata dal ragazzo si ritrova a girovagare per le vie parigine senza una meta precisa. Presa dallo sconforto e per fuggire dalle assillanti attenzioni di un poliziotto che pensa lei si voglia suicidare, entra in una piccola libreria e compra un libro a caso, per giustificare la sua lunga sosta tra gli scaffali. Quando alla fine, rientrata a casa, legge il libro scopre che la protagonista è proprio lei e che la trama del libro "il sorriso delle donne" è ambientata proprio nel suo ristorante. Ed è così che cominciano le avventure di Aurélie, che farà di tutto pur di conoscere lo scrittore inglese. Ancora non può immaginare che mistero si cela dietro quel libro, che un triste lunedì le salvò la vita. Jana Sylvié A Copenhagen l'attenzione per le politiche ambientali sta prendendo sempre più piede cercando di avvicinarsi a soluzioni più green. Per quanto riguarda l'uso dei mezzi di trasporto, attualmente il 15% dei veicoli comunali sono elettrici e questo genere di infrastrutture sono in fase di sviluppo.
In Danimarca sono stati immatricolati dai 300 ai 400 veicoli elettrici e a Copenaghen si sta lavorando a pieno regime per garantire parcheggi EV gratuiti in cui poter ricaricare le auto, non solo elettriche ma anche a idrogeno. Giorni fa mi sono imbattuta in uno di questi veicoli e mi ha fatto più che piacere constatare di persona che finalmente anche i privati cominciano a ricorrere a questo tipo di mezzo, meno inquinante. Innovazione e rispetto per l'ambiente, un binomio che mette ancora una volta i Paesi Scandinavi nella mia lista bianca del "perché amo vivere in Danimarca". Il laboratorio della Jana Old Style non è solo vintage, è anche una fucina di idee e di sperimentazioni creative anche in cucina, alla ricerca di sapori antichi, quelli della cucina povera, arricchiti con spezie, verdure e frutta secca. Qui vi propongo un'idea per condire il riso: In una padella fate cuocere il pollo con peperoni verdi e rossi, speziate con curry e paprika, sale qb; a fine cottura aggiungete un pochino di mandorle e di noci sbriciolati. Condite il riso. Buon appetito dalla vostra Jana Old Style! Un antico villaggio di pescatori che ha trasformato le sue vie in attrazioni, per visitatori e turisti che ogni anno si riversano nel suo borgo, nei suoi musei e partecipano alle sue tante manifestazioni. Dragør è questo e più di questo. Situato a pochi chilometri dall'aeroporto di Copenhagen, nel medioevo questo villaggio era conosciuto per la pesca alle aringhe ed era uno tra i centri principali per l'esportazione di pesce. Dragør ti rapisce e ti catapulta in un contesto fiabesco, con le sue casette gialle dai tetti rossi e le sue stradine impietrate che sottolineano l'aria tipica medievale che la contraddistingue. Il centro caratteristico e il suo porticciolo pittoresco fanno di Dragør una meta turistica da non perdere. Ma, per chi ama il vintage come me, da non perdere è sopratutto la grande fiera mercato che quest'anno si terrà qui nei giorni dal 5 al 7 Giugno, con ingresso gratuito, in cui sono previsti più di 500 espositori, tanti ristoratori, attrazioni di divertimento e musica dal vivo. Come si può perdere un'occasione del genere? Io, da buona Jana, trascorrerò un'intera giornata a Dragør approfittando dell'occasione per visitare anche il villaggio e il porto. Ma soprattutto andrò a caccia di tesori. Seguitemi! ORARI Venerdì 5 e Sabato 6 dalle 10.00 alle 23.00 Domenica 7 dalle 10.00 alle 19.00 per info: http://markedskalenderen.dk/marked/show/dragor-marked Tempo fa sono stata al Bellahoj Cirkuspladsen Loppemarked, uno tra i più grandi mercatini delle pulci di Copenhagen, organizzato una volta l'anno, a Maggio, che apre la stagione estiva di questa grande tradizione danese. Un modo di fare shopping dallo stile vintage e spesso molto country. In realtà i danesi non perdono occasione per organizzare mercatini dell'usato, presenti un po' tutto l'anno, al chiuso ma anche all'aperto, se le condizioni meteo sono favorevoli. Le strade della città inoltre brulicano di negozietti d'antiquariato, in cui poter trovare tante occasioni e oggetti introvabili. Per un'appassionata di vintage come me questo è il Paese dei balocchi. Ma Bellahoj Cirkuspladsen Loppemarked è il massimo, il più grande che ho visto da quando vivo in Danimarca. Si estende per tutto il terreno del Bellahoj Camping ed è adibito come una grande fiera in stile country, con tanto di luna park e stand, palco con musica dal vivo e ristoratori che grigliano ogni ben di dio. Immaginate, per un momento, di scorgere in lontananza delle tazze da tea, che tanto amate e che collezionate con passione, girare in tondo a suon di musica mentre realizzano i sogni di piccole principesse vestite di tulle rosa e organza, che sedute sopra ridono felici ed estasiate. Non vi nascondo che la vista di quella grande Cup Tea ha fatto scattare in me un'irrefrenabile desiderio di shopping. Da quel momento sono andata in giro per tutto il mercato in cerca di tazze.
Insomma, pensate di andare in un posto del genere e tornare a mani vuote? sbagliate! Ai loppemarkd danesi la parola d'ordine è "caccia all'occasione". E io ne ho trovate tante, comprese le mie belle tazze da collezione che vi farò poi vedere alla prossima puntata. A presto!! In tempi non poi così remoti, nell'isola di Jchnusa, l’attuale Sardegna, tutti gli antichi saperi erano tramandati grazie ai custodi: ciò che riguardava il lavoro nei campi e la cura del bestiame era tramandato da padre in figlio; ciò che riguardava la vita casalinga e sociale era in mano al sapere femminile, che ne custodiva gelosamente i segreti, tramandandoli da madre in figlia o da nonna a nipote.
Gli antichi rimedi curativi naturali, le ricette tradizionali, le conoscenze mistiche legate a sortilegi o a rituali curativi, le usanze cerimoniali che stabilivano su sanguinau (la parentela ), i lavori artigianali, le competenze domestiche e le regole sociali, costituivano il mondo femminile e il famoso “tesoro delle Janas”. Nella tradizione popolare Sarda, la Jana era la fata custode di preziosissimi tesori. Le antiche leggende narrano di esseri fatati, le Janas appunto, che rappresentavano la grande forza generatrice, quella che nell'antica religione era rappresentata come la Dea Madre, dispensatrice di vita. La donna, reminiscenza della Jana, e quindi della Grande Madre, era considerata, perciò, la custode per eccellenza di tutte le tradizioni legate alla natura e alla creazione. Questo il motivo che decretò la donna come sommo custode dei saperi tradizionali, che trasmise con sapienza in ogni cosa che faceva, dai lavori domestici, artigianali, fino alle pratiche curative. Si narra che in Sardegna le Janas realizzassero bellissimi manufatti che venivano indossati o esibiti nei giorni di festa, come la famosa filigrana (nome del metodo con cui i fili d'oro vengono ritorti e lavorati) e la lavorazione di arazzi e tappeti, fatti con tessuti pregiati su telai antichissimi. Sa Jana Maista (la Fata Maestra) era la madre di tutte le Janas, ovvero quella che, nella quotidianità, rappresentava la “nonna affidataria". Essa tramandava i suoi saperi a tutte le donne che, nel loro piccolo, custodivano potenzialità e che, quindi, venivano “scelte” e iniziate alle “arti”. Questi antichi saperi si sono poi trasmessi, nel tempo, con le tradizioni, i mestieri e l'artigianato, in lavori come il cucito, il giardinaggio, la cucina, l’erboristeria, la ceramica e molto altro. Oggigiorno le Janas si nascondono nello spirito di quelle donne che hanno “ereditato” il dono della creatività e lo mettono a disposizione della comunità, condividerlo. Si dice che tale dono sia un sussurro di fata: un ricordo di quando, in vite passate, siamo state almeno una volta, delle Janas. Jana Sylvié Ricordo ancora oggi il primo numero della nostra rivista on-line Nordic Lifestyle Magazine, un anno fa, in cui venivano mostrate delle bellissime tazze da collezione adibite a candele. Riciclare tazze antiche è una vera passione per chi come me ama il vintage, ma spesso non sappiamo come utilizzare gli oggetti da collezione e rischiamo di riempirci di cimeli impolverati che non hanno alcuna funzione e che resteranno per anni stipati nelle vetrine o nelle soffitte. Per questo consiglio sempre il cambio di destinazione d'uso. Io amo far rivivere gli oggetti e quindi utilizzerò le mie tazze da collezione, che ho procurato nel mercatino delle pulci di Copenhagen, creando proprio delle candele shabby. Il risultato lo vedrete prossimamente, promesso! N.B: Un'altro modo per cambiare la destinazione d'uso è utilizzare le tazze per riporre piccole piantine grasse, che non necessitano tanto spazio per le loro radici, creando così un mini giardino shabby nel tavolo del vostro soggiorno. Insomma, spazio alla creatività! |
sussurro
|